La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
cantàvano. Era un inno alla Terra, alla madre comune, che, negli arcani connubii col padre Sole, avèa ridato agli uòmini generosamente il confidàtole seme
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gioja. E camminava nel sole, ma il sole parèa che più prendesse da lei, che non le desse, splendore. Mario si sentì abbagliato. Vergognò di sè stesso
La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
Una notte serena. Qual frèmito di voluttà, quale onda d'amore, bàstano, queste sole parole, a svegliare in quelle ànime musicali, che, perfin dalla
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la lingua, dove il sole medèsimo parèa splendesse in modo strano; sentìvansi da quelle leggi improtetti, che, pur ingiuriando, usavano sempre
La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
sole che m'incendiasti! assassina della mia pace! - Die' la fanciulla un lamento, e disse: continua e mi hai morta. - Una morte è poca - ei ritorse
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Altìssimo il sole. Scintillava dovunque un aureo polverìo, e parèa il mar rutilante, non aqua, ma un mare tutto di luce. E, d'ogni parte, gente
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non gorgheggiasse, non foglia che non rifrangesse come scaglia di specchio, il suo dardo di sole. Ma invano su Gualdo fluiva a torrenti la gioconda
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nell'orizzonte, ora alla cerchia delle impassìbili guardie, imbracciate lo schioppo, le cui bajonette, lampeggianti nel sole, rispondèvano loro con un silenzio
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lato, dove, in bel gruppo, illuminate dall'aureo sole, stètter guardando, tra la soja e la sfida, i lor futuri sposini, i quali, dai Nebbioso